- - 3 Autori - - Zampi Gianni




Nomos dei confini

A volte mi chiedo
se per il mare è diverso -

disabitato non confina - nell'enormità
non confinante del mare
l'isola più piccola confina
con il mare: è sicuro
privilegio della terra - confinare.
Solo il mare confina con se stesso
e questo è il privilegio del mare -
l'invidia della terra.





Brennero

Ora stai fresco - qui leggo i fondi del caffè
e vedo che nel fondo dell'anima tua corrono
gli autotreni - ti telefono dal Brennero
da una postazione fissa in quota, dove
l'habitat è disabitato e anche se non si usa più
ti telefono lo stesso con le monete da duecento
che mi sfondano le tasche - ti telefono
archeologicamente, e c'è pure un certo
rischio: sono qui uomini in tuta coi picconi
e sfondano il terreno intorno - ti telefono
nel tremolio del filo, nella tempesta di colpi
alla comunicazione - nei fondi del caffè
vedo la postazione trascinata al museo
della frontiera e le monete che precipitano
costanti: parlare costa, ho ragione?
Ma è l'aria di quassù che più mi colpisce
l'aria che trascolora e si flette, che
mi sembra stanchissima. Allora lancerò
lontano la schifezza dei fondi del caffè
e dell'anima che se c'è batte un colpo -
stai tranquillo, ti dico: al chilometro zero
sono io il museo.





Confusione di anima e corpo

tante volte si siede e si rialza
la sedia sembra reggere il pavimento
e quel suo corpo sbigottito
che rimbomba nella stanza,

così sottile da sparire

nei pori nella pelle.






Toscana

Una sera - quando la luce rosata
si ritirava in su, sopra i tetti
spugnosi del paese - vidi
nel vento rasoterra di carnevale
le anime del Purgatorio in corteo
passare semplicemente vestite e
alcune ignude. Una doppia fila incerta
di curiosi faceva largo
al transito metafisico. Nessuno sfotteva.
Anzi. I più stavano zitti.





Umidità dell'aria

l'aria è umida nello scafo,
nera e lenta tra le assi cricchianti
il mare è un verde prato profondo
tagliato dal naviglio appena,
la superficie una piega sfuggente, un orlo
la fisica di un grido persistente
di pallido avvistamento
che per dirlo si perde, non si sente più





Crema

a vederti un palmo dagli occhi
appena è l'alba
mentre quelli lanciano lampi
azzurri, saltano dai cedri
ai cespugli del giardino...

non so se ho dormito
ho passato un oceano
ti dico che sono qui fermo

di mattina presto
sulla tua soglia
amorevole sorella...
nemmeno credo che mi senti
e non senti il pungitopo
o i cardellini, pure dovrò darti
un nome a colazione e dopo
sugli ossi versarne di crema
- ma toccami se vuoi, voltati
adesso.





Morfologia del terreno

C'è il mistero del sole lassù - che ci apre a qualcosa
che non scalda abbastanza - un ranocchio, una punta salda di ferro
- lanzichenecca? - mentre sfogliano pian piano
le pannocchie guardando i ginocchi femminilmente
accostati - ah, le facce, le facce tutto intorno di lavoratori
secolari, sacerdoti della fatica in questo miracolo di polvere
che abitano - volevo conoscerli, allora portai con me della
carta da appunti con la quale altro non feci che soffiare il naso;
sì in quella plaga di lento sole, rosa marrone, capii immediatamente
che non avrei preso alcun appunto o disegno, nemmeno una macchietta,
nemmeno un...
"Vieni, avvicinati, ma non troppo". Feci come mi era stato ordinato.
Non c'era imbarazzo nel mio comportamento eppure i piedi non
riuscivano a collocarsi spontaneamente sulle zolle. Come in un loro
separato delirio, cercavano, i piedi, un posto tranquillo della terra.
A mia insaputa.





Nascita dell'orizzonte

Dio distese un territorio -
a caso si posavano uccelli e nebbie
tutto quanto cercava la terra,
io penso. Perciò entrai
nel corpo vasto di Giugno
in modo vegetale, dal basso.
Già vedevo la mia mente
indicare la strada tra l'erba
flessa dal vento -
lontano, ancora pullulavano le spighe
scagliate dallo strato più fondo
della superficie. Il sole spremuto
dall'interminabile giorno s'impigliava
al grano smagliandosi in subitanee
schegge luminescenti. Ogni goccia
della pioggia recente vedevo
sgranarsi nell'aria crepuscolare
tornare alla madre-nube mentre
i piedi calcavano argille plioceniche.
Mi avvicinai a quell'ultimo vedere
nella sproporzione di un passo
più veloce dello sguardo e con un dito
tracciai una linea curva, netta
tra cielo e terra.





Somarello

Arriva domattina presto
dopo essersi avvantaggiato
delle ore più buie. Non dico
in groppa al somarello dagli
occhi oscillanti e ebeti
perché sarebbe troppo chiedergli
questo di questi tempi - tempi
poi nemmeno tanto diversi, se mai
un po' più veloci per chi dimostra fretta:
uno, e non fo per dire,
vive in un battibaleno
metà della sua vita e il resto
lo passa a guardare se stesso
passare... Arriva, portando seco
la parola esatta quella
che coincide inesorabile con l'atto
o il fatto avvenuto o avveniente.
Raccoglierò dal suo celebre
recipiente quanti più doni
sarà permesso a me perverso
tutto pieno di specchi pieni
di occhi - e lui arriva
domattina presto, ma questo
l'ho già detto.





Gradi diversi di persuasione

I

Al sommo d'un filo d'erba giaceva un
entomologo
il corpo nelle occhiaie avea tutto compreso -
non vide Dio, non ne fu sorpreso.


II

Domineiddio trova tra l'erba un giorno
uno stemma che non si spiega - ci gira
intorno a lungo. A lungo intorno a se stesso.


III

Vero è che Dio una volta sceso
sulla terra non sembrava più lo stesso -
parlava fra sé e sé, a grande distanza.





Pratomagno

I

L'eremita fuggì i confini del corpo che aveva
e poi quelli dell'anima che aveva -
trattenne per se uno sguardo solo.

Poi disse:

Ma non è questione di sguardo -
di sguardi ne fo quanti ne voglio.
E il conto da pagare salato, il ricordo.



II

Un altro eremita sedette sul roveto
gli spini arpionavano la pelle ignuda.
Seppe che Dio è in tutti i luoghi - pieni o vuoti?

Poi disse:

Le mani - se rimangono - mostrano la frazione
del corpo che contiene l'intero.
Se rimangono oltre ogni carezza, voglio dire.