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Scripta manent. Così hanno sempre detto. E scritto.

Ciò risulta vero solo quando la scrittura viene letta, apprezzata, conservata e trasmessa alle generazioni successive. In questo la poesia è più fragile, i suoi fogli brevi si smarriscono facilmente, hanno minore circolazione, non sempre vengono stimati dai contemporanei.
Come redazione di IC vogliamo affidare i testi degli autori alla cura dei lettori stessi, chiedendo la loro attenzione, la loro critica, l'invio di nuove poesie.

Lo facciamo con l'intento di offrire tre possibilità da tempo mancanti alla nostra lingua e alle sue biblioteche:
- creare un luogo di confronto autorevole, destinato a durare nel tempo e capace di raggiungere chiunque al mondo sia interessato alla poesia italiana che oggi si scrive;
- garantire una gestione plurale del lavoro redazionale, aperta ai giovani autori
(anzi, appositamente per loro pensata e a loro da consegnare in futuro, rinnovando l'autogestione della rivista);
- formare nel tempo un'Antologia discussa e decisa dai poeti in lingua italiana, senza filtri o selezionatori legati all'industria editoriale o alle varie scuole di critica letteraria.

Qualsiasi contenuto assuma, qualsiasi versificazione scelga il suo autore, noi riteniamo Poesia l'espressione del miglire numero di cose (testimoniate, evocate, cercate, intuite) che avviene grazie all'esattezza delle parole.
Da Spinoza in poi, lo sappiamo, non c'è definizione senza contraddizione.
E altre formule sono sempre possibili. Ma noi giudichiamo l'ipotesi qui proposta la più ricca di conseguenze, e quindi la scegliamo, volendo essere liberi di seguire i nostri rovelli, i dubbi, le ricerche, i percorsi creativi di ognuno.